Il cuneo fiscale, un’espressione che crea non pochi grattacapi a tutti i lavoratori.
Che cos’è
La categoria dei lavoratori, autonomi o indipendenti che siano, riceve un compenso per la loro mansione, conosciuto come stipendio netto.
Netto rispetto a cosa?
Rispetto a tutte le tasse che comporta l’attività lavorativa.
Il cuneo fiscale, perciò, risulta essere tutto l’insieme delle imposte, dirette e indirette, che gravano sul costo del lavoro.
Da cosa è composto
All’interno del compenso “lordo” convivono una lista di voci talmente numerosa che sarebbe difficile da elencare.
Le maggiori di queste riguardano anzitutto i contributi previdenziali, utili alla costruzione della futura pensione del lavoratore; in secondo luogo troviamo le trattenute IRPEF, una tassa che aumenta progressivamente all’aumentare del reddito.
A seconda del tipo di lavoro svolto dal soggetto è possibile trovare eventuali trattenute sindacali o, nel caso in cui avesse stipulato un accordo per ottenere una pensione integrativa, troveremo la voce Trattenute Esenti, relativa ai fondi pensione o cassa mutua.
Le trattenute previdenziali e fiscali rimangono comunque le voci più alte della lista.
Il costo del lavoro: i numeri
Abbiamo già spiegato come il cuneo fiscale, in estrema sintesi, rappresenti la differenza tra quanto un lavoratore grava sulle finanze dell’azienda e quanto questo percepisca di stipendio netto.
Ma qual’è la situazione nazionale?
L’istituto nazionale di statistica (ISTAT) riferisce dei dati a dir poco preoccupanti.
Considerando il compenso lordo di un lavoratore medio, la tassazione grava per oltre il 46%, dove il 26% è a carico del datore di lavoro, ed il 20% è a carico dello stesso lavoratore.
Si tratta di una percentuale molto alta: praticamente quasi la metà della paga totale di un lavoratore è impegnata nel coprire la tassazione vigente.
Esistono delle lievi variazioni a seconda della collocazione geografica; le imposte regionali sono infatti rimesse alla scelta delle amministrazioni locali, cosicché se al nord Italia la tassazione supera di poco il 47%, al sud non arriva al 44%.
A cosa serve
La tassazione sui redditi rappresenta ad oggi una delle maggiori entrate per lo Stato.
Il denaro che viene di fatto “detratto” dalla paga viene reimpiegato per alimentare i servizi (quali il Sistema Sanitario Nazionale), per accumulare la liquidazione e per consentire al lavoratore di avere una pensione una volta terminata l’attività lavorativa.
È chiaro quindi che il denaro proveniente dalle imposte intraprende due strade: una dedicata all’intera collettività, ed una dedicata al futuro del lavoratore.
L’Italia in confronto all’Europa
Il panorama europeo conferma il quadro non proprio positivo.
Nella classifica del costo del lavoro, tra tutti i ventisette paesi europei, l’Italia occupa il sesto posto con circa dodici punti percentuali sopra la media.
Ciò non bastasse, i paesi che occupano gli altri cinque posti davanti al nostro (come Finlandia e Danimarca), ad un’alta tassazione del reddito contrappongono un sistema dedicato ai servizi decisamente più efficiente di quello italiano.